Comunicato dei docenti: “Per Gaza e la Palestina contro ogni violenza”

Quello che da mesi sta avvenendo nella Striscia di Gaza non è soltanto una guerra, ma una devastazione di carattere umanitario, con gravi sofferenze che colpiscono milioni di persone, e in particolare bambini, bambine, ragazzi e ragazze. A questo si aggiungano le crescenti violenze in Cisgiordania, nel West Bank.
Nel nostro piccolo, come comunità scolastica e educante che si fonda sui valori della Costituzione, dei diritti umani e del rispetto della dignità di ogni persona, vogliamo esprimere una presa di posizione chiara, collettiva e pubblica: condanniamo ogni attacco ai luoghi dell’istruzione e della cura, chiediamo il rispetto del diritto umanitario internazionale e riaffermiamo l’impegno della scuola a costruire una cultura di pace, dialogo e solidarietà. Questa è una presa di posizione che parte da una semplice constatazione: i bambini ed i ragazzi coinvolti in questa devastazione hanno l’età dei nostri figli, dei nostri alunni…
Se non prendiamo posizione come educatori adesso, cosa risponderemo quando fra qualche anno figli ed alunni ci chiederanno: “Ma non avete visto? Perché non avete detto o fatto niente?”.
Secondo fonti internazionali accreditate, ad oggi sono state distrutte o rese inagibili oltre l’80% delle strutture scolastiche presenti nel territorio. Decine di ospedali e strutture sanitarie sono stati colpiti o non sono più operativi. Le vittime civili accertate sono quasi 60.000, con una percentuale altissima di minori: si contano circa 20.000 bambini e adolescenti uccisi, ed un numero imprecisato sono i dispersi, i feriti o traumatizzati in modo irreversibile, i rimasti orfani
1. Per usare un’immagine macabra ma efficace, se mettessimo i loro cadaveri in fila uno accanto all’altro vedremmo una distesa
di corpi di quasi 20 km… E la situazione non può che peggiorare: mancano cibo e medicinali, aiuti immediati che non vengono fatti entrare o sono a loro volta oggetto di attacchi e di discriminazioni.
Ogni vittima, ogni ferito, è più che un numero. Sono volti, sono vite spezzate, sogni e diritti fondamentali negati. Le persone non sono astrazioni, ideologie o bersagli: sono sguardi sul mondo.

La stima delle vittime non è facile visto che Israaele mantiene un blocco quasi totale sull’accesso alla Striscia di Gaza per osservatori internazionali, giornalisti stranieri e organizzazioni non governative (ONG). Secondo i dati ufficiali più recenti e su cui c’è accordo, il numero di morti a Gaza dall’inizio del conflitto il 7 ottobre 2023 supera le 54.000 persone
(https://www.reuters.com/world/middle-east/israeli-strike-aid-point-kills-26-rafah-hamas-affiliated-media-say-2025-06-01/?utm_source=chatgpt.com).

Secondo Unicef la cifra delle morti fra bambini e ragazzi sarebbe addirittura da triplicare, come pure quelle dei civili.
(https://www.unicef.it/media/striscia-di-gaza-oltre-50-000-bambini-uccisi-o-feriti-orrori-inimmaginabili/).
Sulle crescenti violenze in Cisgiordania (West Bank), le notizie sono sempre più preoccupanti:
https://www.ochaopt.org/content/humanitarian-situation-update-293-west-bank

Al di là di ogni credo politico o religioso, al di là delle ragioni e delle giustificazioni, c’è un limite umano oltre il quale ogni violenza diventa inaccettabile, disumana… Quello che sta succedendo è il frutto di politiche, dialoghi mancati e arroccamenti ideologici che sono radicati nella Storia che i nostri ragazzi studiano, ma anche nelle forme di sapere che l’occidente utilizza anche per garantire la propria egemonia culturale sul mondo e sulla narrazione che del mondo stesso viene fatta. La banalità del male di oggi si annida anche in questa normalizzazione del silenzio…
Le istituzioni tacciono o non fanno quello che potrebbero fare: chiudere ambasciate, recidere contratti economici e di collaborazione, prendere posizioni nette…
Noi abbiamo il compito, come docenti e intellettuali, di promuovere un Sapere ed un Guardare che vadano oltre i ricatti della politica e che si facciano strumenti per negare ogni forma di normalizzazione della violenza e della guerra. Restare in silenzio, oggi, significherebbe venir meno alla nostra missione educativa e al patto etico che ci lega alle giovani generazioni.

7 giugno 2025
Il Liceo G. Marconi di San Miniato, nelle figure di:

Lorenzo Cecchi
Francesca De Filippi
Valentina Sedanetti
Laura Masi
Cecilia Del Gaudio
Teresa Bilantuono
Benedetta Chesi
Angela Mancini
Laura Tani
Niccoli Emiliano
Valentina Billi
Silvana Sacchetti
Laura Doria

Daniela Bartalesi
Monica Tognarini
Federica Condipodero
Alessandra Maciariello
Livio Padorno
Lucia Lastrucci
Rachele Boldrini
Sara Buselli
Francesco Guerra
Paola Rita Marcantonio
Stefano Proietti
Rosa Micheletti
Daniele Alamia
Rita Mancini
Cristiana Lami
Giuseppe Montuori
Giovanni Taddei
Antonella Santorsa
Federica Severini
Denise Cavallini
Federica Ezza
Raffaele Mirko Lofrano
Alessandra Menicucci
Simonetta Belli
Rita Scali

Manuela Matteoli
Monica Pellinacci
Antonio De Pasquale
Ilaria Mannucci
Nicolò Stohrer
Rosa Cinzia Cino
Michele Bertuccelli
Massimiliano Grandoni
Fabiana Nencini
Luca Carrai
Erika Gori
Sara Costanzo
Chiara Tempestini
Anna Brotini
Gaetano Riganello
Silvia Sicorello
Chiara Bagni
Adelinda Marra
Annalisa Campolo
Ilaria Marino
Lorenzo Cioni
Lucia D’Arrigo
Saccà Rosaria
Terreni Alessio

Luca Petrini

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